giovedì 8 gennaio 2015
jueves, 8 de enero de 2015 18:30, Max Museo Chiasso Via Dante Alighieri 6 Chiasso
Sitio web: http://www.maxmuseo.ch/
Orador(es): visita mostra fotografica Werner Bischof. Cena sul posto.
L’esposizione al m.a.x. museo presenta un’esposizione dedicata al fotografo svizzero Werner Bischof (1916-1954), a sessant’anni dalla sua scomparsa.
Bischof è riconosciuto come uno dei più grandi fotoreporter del XX secolo – si ricordino le sue collaborazioni eccellenti per la Magnum e riviste come “Life”, “Vogue” e la svizzera “Du”.
Tuttavia, Bischof ha sempre rifiutato l’etichetta di “fotoreporter”, preferendo quella di “artista” per il suo approccio umanistico votato all’osservazione della storia e delle vicende umane in una sorta di principio di trasformazione dell’immagine. I suoi scatti colpiscono ancora oggi per la loro immediatezza, per l’empatia e l’umanità che riescono a comunicare: fotografie che sono entrate in maniera indelebile nell’immaginario del Novecento.
Bischof ha frequentato la Kunstgewerbeschule a Zurigo e ha iniziato la sua attività professionale come grafico; in questo ambito ha conosciuto personalmente Max Huber, con cui è rimasto in contatto recandosi spesso in Canton Ticino e mantenendo rapporti con
Chiasso e la sua zona di frontiera.
In mostra al m.a.x. museo oltre 200 fotografie – fra cui diversi vintage – immagini divise in otto sezioni (Zurigo 1945; Europa dopo la seconda guerra mondiale 1945-1950; Chiasso 1945-1950; i vari reportage per la Magnum: Giappone 1951-1952, Corea 1951-1952, Hong Kong/Indocina 1951-1952, India 1951-1952, North/South America 1953-1954), che illustrano la “costruzione concettuale” dei reportage. Inedita la sezione documentaria che riguarda
Chiasso (1945-1950) e Rimini (1946) con un particolare spaccato sull’iniziativa umanitaria del CEIS - Centro Educativo Italo Svizzero cui partecipò come animatrice la sua futura moglie, Rosellina Mandel Bischof. I materiali esposti provengono dall’Agenzia Magnum di
Parigi, dall’Archivio della Zürcher Hochschule der Künste, ZHdK / Archiv, dalla Collezione Marco Antonetto e dall’Archivio d’impresa della Bally a Olten, oltre che dall’Archivio della
Fondazione Margherite Zoebeli a Rimini.